Il concetto di fantasia nelle opere di Giambattista Vico: Relazioni tra il pensiero vichiano e quello di Immanuel Kant riguardo la tematica della fantasia
Russo, Piertoni – 2012
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Gli individui, secondo quanto sostiene Vico, specialmente nel momento in cui hanno ancora difficoltà nel crearsi una corretta raffigurazione della realtà, ricorrono continuamente al potere della fantasia, nel cercare di distorcere la realtà e renderla il più possibile a portata delle reali capacità umane. L’uomo, non potendo agire con l’occhio di Dio, di colui che vede il tutto nella sua pienezza e perfezione, agisce con l’occhio dell’uomo, analizzando le singole parti, immaginandole e potenziandole con delle finzioni fantastiche, fino a poter giungere ad una visione del tutto. In questo lavoro di ricerca mi concentrerò sulle opere di Giambattista Vico, con un’analisi attenta che segua lo sviluppo della fantasia, con una cronologia che rispetti lo sviluppo della tematica all’interno delle sue opere. La fantasia, secondo Vico, è utilizzata dall’uomo come mezzo finalizzato a creare immagini che forniscano un modello d’interpretazione della realtà, in un percorso di ricostruzione e rielaborazione del cammino storico dell’uomo. Il mezzo di controllo della fantasia si identifica in Vico col la ragione, la sola capace di regolare e proporzionare il ragionamento fantastico in modo da renderlo attinente al mondo reale. Gli uomini, già dall’età della fanciullezza, hanno bisogno di educare il loro modo di ragionare; educare lo spirito alla ragione – continua Vico - significa educarlo all’utilizzo del metodo matematico. Il filosofo distingue due fasi della vita di un uomo in cui, a seconda dell’età e dell’esperienza acquisita, queste due capacità intellettive hanno un valenza specifica e una preminenza nei confronti dell’altra: nei giovani prevale la fantasia, negli anziani prevale la ragione Parleremo inoltre dell’autonomia della fantasia nei confronti della sensibilità. Vedremo come queste due facoltà si rendono indipendenti o correlate l’una all’altra, per poi giungere alla definizione e spiegazione dei singoli termini memoria, fantasia e ingegno e chiarire il loro ruolo nella ricostruzione della storia. Sarà inoltre indispensabile soffermarci sul concetto di universale fantastico, che, secondo la definizione di Remaud, è quell’attitudine degli uomini ancora selvaggi ad appropriarsi di un fenomeno naturale attraverso il linguaggio; in pratica il tentativo di adottare, nella classificazione delle cose, una regola di univocità. Più l’uomo esce dal suo “stato di ignoranza”, più cambia anche il ruolo e l’intensità della fantasia all’interno della esistenza. La fantasia, allora, si trasformerà in un’affinata facoltà poetica, in una forza creativa che aiuta l’immaginazione dei poeti e la loro capacità inventiva. La fantasia come qualità dei poeti, la trasformazione dell’uso della metafora dalla sua precedente valenza filosofica a quella prettamente artistica. Dopo un’analisi attenta del concetto di fantasia in Vico, passerò alla seconda parte della mia ricerca, quella che si basa su un raffronto riguardo la possibile relazione tra il concetto di fantasia vichiano e quello di immaginazione trascendentale kantiano. La seconda parte del mio dottorato si soffermerà sui seguenti punti: a) La differenza tra creare (opera di Dio) e fare (opera dell’uomo) in Vico e Kant, secondo la visione di Otto; b) La ricerca kantiana di una scienza pura che permetta all’uomo di giungere alla sintesi della conoscenza e la conseguente considerazione di riferirsi alla matematica o geometria; c) L’immaginazione trascendentale, all’interno delle opere di Kant. La teoria kantiana si fonderà dunque su un giudizio conoscitivo a priori basato sulle intuizioni e che ha come dottrina di riferimento la matematica. Paragonerò il discorso kantiano, che intende la sintesi a priori come capacità di riformulare e comporre in modo nuovo gli elementi che l’uomo già possiede già dentro di sé, con le teorie di Vico, il quale sostiene che la matematica si basa su una struttura logico-intuitiva che si affida alla capacità immaginativa, dovendo l’individuo immaginarsi numeri e forme per giungere alla dimostrazione dei teoremi a cui fa riferimento. Ma il concetto di immaginazione in Kant non si riduce solo all’immaginazione trascendentale della Kritik der reinen Vernunft. Vi sono almeno altre due differenti varianti presenti nel pensiero dell’autore. La prima all’interno della Kritik der Urteilskraft, dove l’immaginazione si trova libera dal dominio dell’intelletto che, in altri casi, aveva sempre imposto all’immaginazione degli schemi all’interno dei quali è costretta ad agire. L’Anthropologie in pragmatischer Hinsicht ci propone, invece, un’immaginazione che prende la materia delle sue immagini dai sensi. Infine, riprendendo il lavoro di Ferdinand Fellmann, mi soffermerò in particolare sulla sua visione della Provvidenzia come guida divina che indirizza l’azione dell’uomo nel corso della storia. Il ruolo dell’uomo nella storia, la sua libertà condizionata in una prima analisi, e successivamente la convinzione sia di Vico che di Kant, i quali ritengono entrambi che il percorso storico sia opera esclusiva dell’uomo. Concluderemo con l’analisi dell’immaginazione all’interno dell’opera di Kant Mutmaßlichen Anfang der Menschengeschichte, all’interno della quale si afferma che l’immaginazione sia utilizzata dall’uomo per elaborare delle congetture riguardo l’origine della storia.