Leonardo da Vinci dalla magia alla filosofia. Presentazione del Dr. Fabio Frosini (Università degli Studi di Urbino)
Introduzione: Sabine Greiner (Freie Universität Berlin)
In lingua italiana
Leonardo da Vinci (1452-1519) è universalmente noto come autore di dipinti di straordinario fascino e delicatezza. Di lui si sa anche che ha lasciato un ingente corpus manoscritto, fatto di migliaia di fogli fittamente riempiti di scrittura, disegni e schemi di macchine. Lo studio e la pubblicazione di questo corpus furono avviati con sistematicità negli ultimi decenni del XIX secolo. Tuttavia, fu solamente nella seconda metà del secolo scorso che si iniziò a studiare Leonardo con rigore e sensibilità storiche, evitando di farne un precursore dell’intera enciclopedia del sapere moderno e un “genio” isolato. Ciò nonostante, non solo per il largo pubblico, ma per molti studiosi la sua eredità rimane avvolta da un’aura misteriosa, indecifrabile, e su di lui si continuano a pubblicare libri che contengono nel titolo la parola “genio”.
Non si intende qui negare l’eccezionalità di Leonardo, la sua straordinaria capacità di muoversi in campi diversissimi del sapere, la sua inesauribile curiosità. Ma tutto ciò non ha nulla a che fare con il “genio” romantico. Il carattere singolare della sua personalità deriva da una circostanza che viene spesso trascurata: il fatto che, per la vita che scelse di condurre, Leonardo non corrisponde né al tipo dell’artista-ingegnere, né a quella del dotto, del filosofo tradizionale. Poco prima di compiere i quaranta anni, egli scelse infatti di diventare uno “scrittore”, cioè di avventurarsi in una ricerca che non era riducibile al sapere tecnico-artistico al quale era stato formato. Iniziò così un percorso, non più interrotto, che fece di lui qualcosa di diverso dall’artista-ingegnere ma anche dal “filosofo” vero e proprio, che Leonardo non fu mai non solamente per la sua formazione “sanza lettere”, ma anche per lo sguardo verso le cose, uno sguardo che mai si separò dalla prospettiva operativa, pratica del sapere.
La singolarità di questa personalità indusse i suoi contemporanei ad avvicinare Leonardo al nuovo filosofo rinascimentale, conoscitore dei segreti della natura e delle stelle, miscredente ed eterodosso. Con questo tipo di intellettuale rinascimentale lo confronteremo, mostrando come i primi passi da lui compiuti sul terreno della “scrittura” non meramente personale o “di bottega” mostrano la presenza di temi di matrice magica ed ermetica, e in parte astrologica. Egli infatti pensa la natura come un immenso sistema di energie (da lui chiamate “potenze” o “virtù” o “cose” spirituali) che percorrono la natura, animandola dall’interno ma rimanendo a essa irriducibili. Ricostruendo sommariamente il suo itinerario, mostreremo come in un primo tempo Leonardo aspiri a unificare l’intero sapere sotto un’idea di prospettiva intesa come filosofia naturale. Questa infatti, studiando non solamente il meccanismo della visione, ma della trasmissione – mediante species – di qualsiasi tipo di influsso o effetto naturale (un po’ al modo di Ruggero Bacone), appare al principio come un sapere nel quale confluiscono anche la dinamica, la statica e la cinematica.
Illustreremo in seguito la crisi di questo progetto di “scienza universale”, e come a partire da tale crisi Leonardo giunga a liberarsi del background magico ed ermetico, e giunga nei suoi ultimi anni a delineare una forma di filosofia naturale di tipo diverso, sia per la forma, sia per i contenuti. Formalmente, lo studio della natura assume un andamento tendenzialmente narrativo e fenomenologico, abbandonando le pretese deduttive e sistematiche dell’inizio. Questo approccio formale di lega a una concezione della natura che non appare più come un sistema geometrico di forze dentro una materia corporea a esse estranea, ma come un flusso omogeneo di forze, dalle quali i corpi emergono come formazioni transitorie.
Zeit & Ort
11.12.2019 | 18:00 c.t.
Freie Universität Berlin, Habelschwerdter Allee 45,
Raum L 116 (Seminarzentrum)